Archivio | ottobre 2016

Oggetto: LETTERA DI UNA EX STUDENTESSA DEL CLASSICO ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL PROF. BETTINI

Pubblichiamo molto volentieri, col consenso dell’interessata, una mail di Silvia Greco, studentessa di Giurisprudenza a Milano, a Maurizio Bettini, sul dibattito in corso sul futuro del liceo classico.
 
Oggetto: LETTERA DI UNA EX STUDENTESSA DEL CLASSICO ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL PROF. BETTINI
Buongiorno professor Bettini. Non sono una Sua studentessa, mi chiamo Silvia Greco e sto frequentando la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano. Mi è capitato di recente di imbattermi in un articolo su “Metro” che La riguardava, precisamente riferiva della Sua idea di riforma del Liceo classico contrapponendola alla convinzione del professor Zanetto che afferma la necessità di mantenere al centro lo studio delle lingue antiche e principalmente la traduzione. Se avrà la voglia e la cortesia di leggere questa mia mail vorrei dirle la mia opinione su quanto è stato espresso in quell’ articolo. Sono un’ ex studentessa del Liceo Classico, ho frequentato il Liceo Majorana di Desio. Ho sostenuto l’esame di maturità nell’ anno 2014 dopo cinque anni difficili ma fantastici. Il classico è stata una delle migliori esperienze che io abbia mai vissuto e sicuramente la scelta migliore che potessi fare. Ero una studentessa che si impegnava a fondo e il Greco e il Latino mi interessavano e mi appassionavano. Nonostante il mio studio fosse costante, tuttavia, nelle traduzioni non riuscivo spesso a superare un punteggio tra il 7 e l’8 mentre nelle interrogazioni non scendevo mai sotto il 9. Ho cambiato 5 professori durante il triennio e i voti erano sempre questi. Le ho raccontato queste brevi curiosità sulla mia vita non per vantarmi o perché credo che Le possa interessare ma perché credo fortemente nella Sua idea e ora Le spiego il perché . L’anno della mia maturità la seconda prova verteva su Greco e l’autore scelto fu Luciano, un autore che la nostra professoressa aveva saltato con la giustificazione: “ è molto difficile che esca in maturità”. Davanti a quella versione, come si può immaginare, la nostra delusione è stata grande. Non voglio né essere sentimentale né rimuginare su una cosa che ormai ho superato però voglio dirLe che in quel momento mi è sembrato che 5 anni di lavoro non avrebbero avuto la conclusione che speravo. In quel momento in cui molti di noi studenti si rendono conto che quella è l’ultima volta in cui ci troveremo davanti a un testo greco con il compito di tradurlo, in quella mattina così particolare che ti parla di libertà ma ti lascia anche una strana malinconia, assorti in quel misto di eccitazione paura e insicurezza ciò che mi ha dato la forza di iniziare la traduzione non è stato, almeno per quanto mi riguarda, la consapevolezza di saper riconoscere meccanicamente i costrutti che mi sarei trovata davanti ma la voglia di far vedere alla commissione che 5 anni di classico mi hanno insegnato ad accettare le sfide, mi hanno davvero aperto la mente, mi hanno comunicato il più grande insegnamento che l’umanità possa apprendere ossia quello di andare avanti, di non fermarsi, di tentare qualcosa di più grande senza crogiolarsi nella situazione comoda in cui ci si trova. Anche oggi dopo due anni di università potrei elencarle i benefici che ho tratto dai 5 anni di Liceo classico e questi benefici vanno ben oltre la capacità di studiare per ore e ore senza perdere la concentrazione e di capire quello che sto studiando anche se lo studio è prevalentemente mnemonico, come nella mia facoltà Con questo mio messaggio voglio dirLe FACCIA SENTIRE LA SUA VOCE! Insista, se può con la Sua proposta perché il Classico deve ancora attirare studenti e non è giusto che la paura di due “lingue morte” faccia desistere dall’ intraprendere un percorso così ricco e così importante come quello che il Classico può dare. Non voglio contraddire il professor Zanetto che insiste sulla necessaria centralità dello studio delle lingue e della traduzione, perché senza questi due aspetti il Classico smetterebbe di essere Classico, ma non credo nemmeno che la prova finale di 5 anni di lavoro possa essere basata solo su 10-12 righe di traduzione che possono essere sbagliate per una molteplicità di fattori a cominciare dall’ emozione di quel giorno per finire con l’ incomprensione delle numerose “licenze artistiche” che spesso gli autori si prendono e che lo studente spesso non si sa spiegare (soprattutto se l’autore non è stato nemmeno affrontato durante l’anno!). Come afferma il professor Zanetto il Classico è cambiato, si è aperto alle necessità attuali, la lingua straniera si insegna per 5 anni e la matematica è stata potenziata, è ora portare cambiamenti anche nel modo in cui si affrontano le materie principali. Questo non deve significare abbassare le pretese ma solo comunicare agli studenti che studiare il Greco e il Latino non è solo una questione di apprendimento e applicazione di regole, questo è fondamentale ma deve essere uno strumento. La traduzione è lo strumento che abbiamo per capire, per approcciarci agli autori, per comprendere le loro idee e fare nostri i loro insegnamenti, non deve essere vista come un nemico. Chi oggi, per comprendere un autore, farebbe soltanto l’analisi del testo di un brano a caso di un suo libro? Nessuno credo. Chi volesse comprendere a pieno l’autore e godere dei suoi scritti leggerebbe l’intero libro, lo confronterebbe con il resto della sua produzione e magari cercherebbe anche notizie sulla sua vita incuriosito dalla voglia di scoprire le sue origini, le sue esperienze, tutto ciò che lo ha portato a scrivere in un certo modo e i perché delle sue parole. Smettiamola di credere e di far credere che il Classico sia una scuola per “secchioni che non vogliono avere una vita sociale” il Classico è un’ esperienza che regala tanto e in cambio chiede tanto. Mi si potrà rispondere che i ragazzi di oggi non la pensano così, compresi quelli che frequentano il Classico ( e lo so, dato che aiuto due di loro nella traduzione e quando faccio questi discorsi mi guardano allibiti). È vero oggi sembra che l’impegno debba essere sempre il meno possibile, i ragazzi fuggono dal Classico perché è una scuola che spaventa, perché l’incubo dello studio é respinto da molti, ma spetta al Classico rinnovarsi e ricominciare a rappresentare un’ attrattiva. La Sua proposta mi sembra un primo passo concreto verso quest’ obiettivo. La ringrazio del tempo che mi ha dedicato leggendo questa lettera, se vorrà rispondermi e dirmi quello che ne pensa ne sarò davvero lusingata. Con questa speranza La saluto
Cordiali saluti
Silvia Greco